”Dope li cumbitte hésce li difitte”

"Li scarp è com li parind, chiù è stritt, cchiù fa dol.."

Porto la terra d’Abruzzi, porto il limo della mia foce alle suole delle mie scarpe, al tacco de’ miei stivali.

Quando mi ritrovo fra gente estranea dissociato, diverso, ostilmente selvatico, io mi seggo e, ponendo una coscia su l’altra accavallata, agito leggermente il piede ché mi sembra quasi appesantirsi di quella terra, di quel poco di gleba, di quell’umido sabbione ed è come il peso d’un pezzo d’armatura: dell’acciaio difensivo.

Suo se pondere firmat. 

Io sono di remotissima stirpe, i miei padri erano anacoreti nella Maiella, si flagellavano a sangue, masticavano la neve onde s’empievan le pugna, strozzavano i lupi, spennavano le aquile, intagliavano la sigla nei massi con un chiodo della Croce raccolto da Elena. 

G.D’Annunzio (Il libro segreto – 1936)