Il Cerasuolo

è un vino tipico italiano, in particolare d’Abruzzo, Lazio e Sicilia.

Molti pensano che il Cerasuolo d’Abruzzo sia un rosato, ma non è così. Il Cerasuolo d’Abruzzo è un vino rosso vinificato in bianco, segue appunto la vinificazione in bianco e non la vinificazione in

rosato, tanto meno la vinificazione in rosso. Vinificate in bianco, vale a dire senza il contatto delle bucce dell’uva con il mosto, durante la macerazione. Questo tipo di vinificazione si basa sulla  “pressatura soffice”, mentre la vinificazione in rosso (o in nero) si basa sulla pigiatura.

Entrando più nel dettaglio, a differenza dei vini rossi, che derivano da una fermentazione alcolica in presenza delle parti solide della bacca, i vini bianchi derivano dalla fermentazione del succo d’uva.

L’estrazione e la chiarificazione dei mosti dei vini bianchi precedono sempre la fermentazione alcolica: il colore del vino non deriva perciò dal colore delle uve, ma dall’assenza di macerazione delle uve ammostate durante la fase alcolica. Si realizza comunque una certa macerazione, che ha luogo in assenza di alcol, durante la fase prefermentativa, quando si effettuano le operazioni suddette di estrazione e chiarificazione del succo.

Durante la vinificazione si esercita una bassa pressione sul vendemmiato con l’utilizzo di macchine “soffici”. L’obiettivo è quello di limitare le azioni meccaniche che possono danneggiare le bucce,

aumentando la pressione della pigiatura in modo costante e progressivo, ottenendo così un processo di pressatura soffice. Il nome parrebbe derivare dal latino tardo cerasium, cioè “ciliegia”.


La presenza della vite e la produzione di vini nell’area di produzione delimitata risale a Polibio, storico greco vissuto tra il 205 ed il 123 a.C., che narrando le gesta di Annibale dopo la vittoria di Canne (216 a.C.) lodava i vini di quest’area in quanto avevano guarito i feriti e rimesso in forze gli uomini. Da allora tanti altri scrittori hanno elogiato le qualità dei vini prodotti nel territorio abruzzese.La prima notizia storica sulla presenza in Abruzzo del vitigno Montepulciano, vitigno base se non esclusivo del “Cerasuolo d’Abruzzo”, è contenuta nell’opera di Michele Torcia dal titolo Saggio Itinerario Nazionale pel Paese dei Peligni fatto nel 1792. Dopo il Torcia sono innumerevoli i testi storici ed i manuali tecnici nei quali vengono descritte le caratteristiche di questo vitigno: ricordiamo Panfilo Serafini (Sulmona 1817-1864) che nella Monografia storica di Sulmona, apparsa nel 1854 a Napoli sul notissimo periodico Il Regno delle Due Sicilie scritto ed illustrato, scriveva: “Le viti più comuni sono il montepulciano, sia primaticcio, sia cordisco o tardivo….”, il professor Andrea Vivenza con le Brevi norme per fare il vino del 1867, Edoardo Ottavi e Arturo Marescalchi con l’opera dal titolo Vade-Mecum del commerciante di uve e di vini in Italia, la cui prima edizione venne pubblicata nel 1897. Nella seconda edizione pubblicata nel 1903 gli autori ricordano tra l’altro che, in particolare nella provincia di Chieti, si producevano vini cerasuoli (cerasella) diventati poi nel tempo tra i vini più tipici e caratteristici dell’Abruzzo.

Momento storico importante per questo vino è stato quello della metà degli anni ’60 del novecento quando i produttori iniziarono a raccogliere la documentazione necessaria per la presentazione della richiesta di riconoscimento della DOC Montepulciano d’Abruzzo.

Nel libro Il vino in Abruzzo edito nel 1975, Guido Giuliani ricorda che “Perplessità furono espresse circa la possibilità di presentare o meno un’unica documentazione per il riconoscimento della denominazione di origine controllata del vino “Montepulciano d’Abruzzo” e del vino “Cerasuolo d’Abruzzo”, dato che i due pregiati vini provenivano soltanto ed unicamente dalla medesima uva del medesimo vitigno, variando soltanto le pratiche enologiche” ed aggiunge poi che “…esperita la fase preliminare, la Camera di Commercio di Chieti presentò all’Ispettorato Compartimentale Agrario di Pescara la domanda di riconoscimento delle denominazioni di origine del “Montepulciano d’Abruzzo” e del “Cerasuolo d’Abruzzo” il 18 settembre 1965” ma che “alla fine del marzo 1966 le quattro province presentarono congiuntamente la richiesta di riconoscimento della denominazione del vino “Montepulciano d’Abruzzo” che includeva anche la tipologia “Cerasuolo”. Il parere favorevole del Comitato Nazionale e la proposta di disciplinare di produzione, formulata dal Comitato stesso, furono pubblicati nella G.U. del 9 febbraio 1968, ed infine, dopo un iter durato più di quattro anni, con il D.P.R. 24 maggio 1968, pubblicato sulla G.U. n.178 del 15 luglio 1968, arrivò il “Riconoscimento della denominazione di origine controllata del vino Montepulciano d’Abruzzo ed approvazione del relativo disciplinare di produzione”.

Dopo oltre 40 anni in cui il “Cerasuolo” si è affermato come tipologia della DOC Montepulciano d’Abruzzo, i produttori hanno ritenuto opportuno dare a questo vino una propria specifica identità richiedendo il riconoscimento della DOC “Cerasuolo d’Abruzzo” giunta con la vendemmia 2010.

Caratteristiche


Colore: rosso ciliegia più o meno carico;

Odore: gradevole, delicatamente vinoso, fruttato, fine ed intenso;

Sapore: secco, morbido, armonico, delicato con retrogusto gradevolmente mandorlato.