Il Guerriero di Capestrano

Il Guerriero di Capestrano è una delle opere più monumentali e significative dell’arte italica, “icona” simbolo dell’Abruzzo e della sua identità ed è conservata a Chieti, nel Museo archeologico nazionale d’Abruzzo.

La scultura è in calcare tenero locale del VI secolo a.C.,  rinvenuta in una necropoli dell’antica città di Aufinum, località situata nei pressi di Capestrano (AQ), e raffigurante un guerriero dell’antico popolo italico dei Piceni.

Raffigura un re, il re Nevio Pompuledio, che si ergeva in origine in cima al suo tumulo sepolcrale della necropoli presso Capestrano.

Il ritrovamento nel 1934 in località “Cinericcio”, avviene casualmente da parte di Michele Castagna, soprannominato per questo, dai paesani   “Ju mammocce”.

Accanto alla statua fu rinvenuto un busto di donna nota come “La dama di Capestrano“, probabile consorte o figlia del guerriero.

La statua aveva le gambe mozzate ed indusse l’archeologo Giuseppe Moretti a successivi scavi dai quali si addivenì ad una vera e propria necropoli in cui spiccarono molti altri ritrovamenti tra cui svariati ornamentali femminili.

Il re guerriero ha in testa un elmo da parata con larga tesa e cresta di piume; Il copricapo (di 65 cm. di diametro), caratteristico per le sue larghe tese che lo fanno assomigliare ad un sombrero, che copre le orecchie, è dotato di cimiero (sulla parte superiore si notano le tracce di una cresta sporgente, oggi perduta);

Un’altra interpretazione del copricapo è che sia lo scudo da difesa, che veniva portato sulla testa quando non usato in battaglia.

 

 

Sul petto e sul dorso a protezione del cuore ci sono dei dischi-corazza, mentre un altro riparo, in cuoio o in lamina metallica, sorretto da un cinturone, protegge il ventre. Le gambe recano degli schinieri e i piedi calzano dei sandali.

Davanti al petto, il guerriero porta una spada con elsa e fodero decorati, mentre nei pilastri laterali, sono raffigurati un pugnale e due lance.

A destra (con la mano sinistra), regge una scure sacrificale.

Gli ornamenti sono costituiti da una collana rigida con pendaglio e da bracciali sugli avambracci, ad ostentare la sua ricchezza ed il suo potere.

Le braccia ripiegate sul petto, con le mani aperte e il pollice divaricato, si ripetono in tutte le statue di principi piceni, in segno di regalità e sacralità.
Il guerriero è probabilmente raffigurato morto, come suggeriscono la maschera facciale e i sostegni. Si trattava probabilmente della statua posta come segnacolo sulla tomba regale.

Nei due pilastrini laterali che sorreggono il guerriero su una delle due lance, è presente un’enigmatica iscrizione riconducibile ad una lingua di tipo osco-umbro arcaico, “MA KUPRI KORAM OPSUT ANANIS RAKI NEVII“.

Una interpretazione accreditata fornisce questa traduzione: “me bella immagine fece Ananis per il re Nevio pompuleio”. Ma altre numerose interpretazioni forniscono soluzioni diverse, lasciando l’iscrizione avvolta ancora oggi nel mistero.

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